Il 10 marzo 1910 nacque l’A.C. Cantù, fondata da Giuseppe Borghi, Ferdinando Casella, Alfredo Cazzaniga, Mario Colombo e Mario Donadelli, i quali, consapevoli delle difficoltà che avrebbero incontrato, chiesero a tutta la cittadinanza di aiutarli, iscrivendosi alla neonata società versando la cifra pro capite di una lira.
La risposta dei canturini fu buona e così la “Società palla al calcio Iribus Canturio” potè iniziare la sua avventura, allenandosi prima sui prati di Sant’Antonio (di fianco a una roggia e spesso allagati), poi in quelli della “Rottola” ed infine su quelli della “Reverzina”.
Dopo la Prima Guerra Mondiale la squadra era sempre più seguita e spostò il suo campo d’azione nel rettangolo di via Milano, dove la domenica i tifosi canturini si ritrovavano.
Nei primi anni Venti la società partecipò ai campionati della U.L.I.C. (Unione Libera Italiana del Calcio), nel 1923 si iscrisse alla FIGC per partecipare ai campionati di Quarta Divisione lombarda.
Quelli tra il 1930 e il 1940 furono gli anni d’oro, in cui i granata raccolsero grandi soddisfazioni, misurandosi con squadre del calibro di Como, Lecco, Monza, Busto, Varese, Vercelli.
Le gare campanilistiche con il Como erano quelle che riempivano di tifosi il “Sinigaglia” e il Comunale di Cantù e prima della Seconda Guerra Mondiale, la squadra ottenne i risultati migliori, disputando anche nove volte il campionato di serie C e partecipando per 3 volte alla Coppa Italia.
Ovviamente con lo scoppio del conflitto, i campionati si fermarono e nel 1945, terminata la guerra, a seguito della riforma dei campionati, la squadra granata fu collocata nel campionato di Promozione, dove militò per 4 anni, prima di salire nuovamente nell’Interregionale, sino a raggiungere la 4a serie nella metà degli anni ’50; in quegli anni si instaurò un rapporto di collaborazione con l’Inter e furono lanciati partire diversi giocatori, dal portiere Ezio Galbiati (in A con Atalanta e in B col Palermo), ai due centravanti Paolo Bernasconi e Pietro Brenna, al terribile mancino Gianni Brenna.
All’orizzonte però si affacciò una difficile situazione finanziaria e dirigenziale che rese difficoltoso il cammino della società canturina, si lottò disperatamente per non soccombere, ma la resa avvenne nella primavera del 1960, quando l’A.C. Cantù scomparve.
La sua fine fu rimpianta da tutti e si pensò che ben difficilmente il Cantù sarebbe risorto.
Invece, grazie a un giovane e volenteroso canturino di nome Gianpaolo Arnaboldi, che con un grandissimo lavoro di convincimento e con mezzi propri, riuscì ad assemblare una nuova squadra con giocatori provenienti dalla Promozione e dalla 4a serie, il 17 luglio 1961, nasceva nuovamente l’F.C. Cantù, il campo era sempre quello di via Milano e il biglietto per la partita costava lire 200; grazie a risultati sempre più sorprendenti, l’entusiasmo intorno alla squadra cresceva e anche il numero di ragazzini che si presentavano alle leve calcistiche, rendendo il settore giovanile in continua espansione.
Le vicende di quella squadra vittoriosa in Terza e Seconda divisione fu festeggiata con una amichevole contro la grande Inter di Helenio Herrera, disputata il 25 aprile 1963 in via Milano, col successo 0-5 dei nerazzurri. E l’anno dopo in Prima, tra i granata debuttò anche un calciatore spagnolo, Pedro Corrales de Santa Cruz: ma la sua fu un’avventura breve, un gol e la fuga dopo pochi mesi.
Nel 1971 un’importante azienda cittadina, la “MobilGirgi” rilevò la F.C. Cantù che assunse la denominazione F.C. Arredi Girgi Cantù; fu chiamato Gianni Barzaghi, ex giocatore del calcio Como e a Gianpaolo Arnaboldi fu affidato il ruolo di direttore sportivo e responsabile del settore giovanile.
La Mobil Girgi raggiunse in breve tempo la serie D e sfiorò l’accesso alla serie C nella stagione 1974 1975. Tra le numerose promesse che si misero in luce in quegli anni, citiamo Gianfranco Matteoli che successivamente arrivò addirittura a vincere lo scudetto con l’Inter, e a vestire inoltre le casacche di Como e Sampdoria (oltre alla maglia della Nazionale), diventando così il più importante gioiello che ha sfornato la scuola canturina.
Dopo di lui, negli anni ’80 fu la volta di Claudio Pelosi, che debuttò in B con la Cremonese, per poi passare a numerose squadre di serie C sino ad approdare all’Adelaide in Australia.
Proprio in quegli anni, un difficile rapporto con le forze politiche contrarie alla copertura delle tribuna del centro sportivo, spinse i fratelli Girgi ad allontanarsi dal calcio per abbracciare il basket a Varese.
Fu così l’inizio di una progressiva smobilitazione fino all’abbandono dell’attività agonistica.
Si ripartì sui campi di Terza categoria, grazie a un gruppo di appassionati e a Giancarlo Cappelletti che riportò il calcio in via Milano.
In quegli anni la presidenza fu anche assunta da una donna, tra le pochissime esperienze di una società calcistica in Italia, Dina Lietti, che restò in carica dal 15 giugno 1990 sino al 19 novembre 1992.
La squadra raggiunse la Prima Categoria negli anni ‘90 per poi retrocedere nuovamente nella stagione 1993/1994; la società rischiò così nuovamente di scomparire e solo grazie all’intervento di Angelo Rigamonti e degli amici a lui vicino, si riuscì a rilanciare la società e il settore giovanile, perfezionando un accordo di collaborazione con il Parma.
Malgrado gli innumerevoli sforzi economici e non, la squadra non riuscì a salire dalla 2a Categoria e con la scomparsa di Rigamonti, ultimo presidente dell’A.C. Cantù, la squadra fu affidata a Antonio Turati e Giovanni Bellasio, fino al 2000, anno in cui è avvenuta la fusione tra il glorioso Cantù e il G.S. San Paolo, che ha consentito di riportare la scuola calcistica canturina ai livelli che le competono in serie D.
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